Per quanto riguarda l’origine del nome di Arquata vi sono parecchie e contrastanti opinioni, comunque la più accettata dagli storici è quella che ne fa nascere il nome da <arcus>.
1”) per l’esistenza, sino dai tempi remoti di acquedotti ad arco e di strutture architettoniche in cui l’arco era l’elemento base. (via Interiore foto 1);
Tale derivazione ha avuto subito unanime consenso per due motivi che ritengo fondamentali:
Figura 1- arco via Inferiore
2”) per la configurazione topografica che fa trovare il paese racchiuso in un arco collinare di colline, degradanti verso la pianura padana, austere ed imponenti verso il Mar Ligure.
Quello che ora è un ricco e popoloso paese, nei suoi primi secoli, era un borgo fortificato ed appartato compreso tra le due porte, tuttora esistenti, di via Interiore.
Tutto il borgo era circondato da una controfossa e da possenti mura, di cui non rimangono purtroppo che poche squallide rovine; sovrastato del Castello Medioevale (foto 2) e protetto da due enormi ponti levatoi che venivano abbassati la notte.
Figura 2- torre del castello medioevale
Il luogo, strategicamente e commercialmente privilegiato, fu teatro di aspre e furibonde lotte di conquista e rapina; testimoni ne furono le due <logge> e la torre restaurata nel 1938 a cura della Sovraintendenza all’Arte Medievale e Moderna.
Ma veniamo alla storia vera e propria.
Arquata nel Medioevo fu feudo imperiale e fu fortificata nel secolo IX con possente castello.
Sebbene le vicende politiche e militari siano avvolte nel più assoluto silenzio, si dice che questo castello fu posseduto dal Monastero di S. Ambrogio dai Vescovi di Tortona, dagli Estensi, dai Malaspina e, per ultimo, dai Marchesi Spinola che ne tennero la sovranità sino al 1797.
Sul finire del 1227 la Lega Lombarda, trattando la pace tra le città di Alba, Tortona ed Alessandria in guerra contro Genova volle demolire il Castello di Arquata che tante controversie aveva suscitato per la vallata, cosa questa che non fu minimamente attuata.
Si giunse così al 1796 senza notevoli eventi storici, o meglio nulla ci è tramandato sino a tale data.
In quell’anno Arquata fu distrutta da un furioso incendio ad opera dei Francesi divenuti poi nel 1859 nostri alleati ed <ospiti> più o meno graditi.
Le altre vicende sono rimaste oscure anche ai più attenti storici dei nostri tempi.
Rimangono comunque opere notevoli antichità e d’arte che ora citerò in breve.
Oltre alla torre, al Castello e alle porte o < logge> di via Interiore di cui ho già parlato vi è la casa Dallegri che alloggiò Carlo V, lo strano e massiccio palazzo Spinola (ora sede del Comune), la chiesa di S. Giacomo Maggiore di stile rinascimentale e barocco, consacrata nel 1547 dal Vescovo di Nizza.
Nell’interno di essa si trovano ben 11 altari abbelliti con lavori d’intaglio di Bartolomeo Carrea proclamato il Canova genovese.
Si possono pure ammirare una tela di Domenico Piola, un quadro del pittore Castello purtroppo deturpato, un ternario in seta oro riccamente lavorato e di valore inestimabile, un Crocifisso processionale della scuola genovese del 600’.
Altra chiesa è quella di S. Antonio edificata nel 1400 e restaurata di recente.
Il monumento storica più antico ritengo sia il caratteristico e pregevole Pozzo che si trova sul lato sinistro di Piazza S. Bertelli (foto 3).
Figura 3 – Pozzo di piazza Bertelli
Ora vorrei citare i cittadini più illustri che Arquata tuttora ricordi:
PAOLO PENSA, letterato, storico e poeta. Nato verso il 1500 fu lodato e stimato da Ludovico Ariosto. Scrisse la vita dei Pontefici Adriano V e Innocenzo IV.
SANTO BERTELLI, Insigne pittore (1-11-1840 _ 6-1- 1892). Le chiese di Loano, Albera, Varazze, Voltri, ecc. conservano i suoi affreschi. Ad Arquata ne esistono due v: uno i via Carrara, l’atro nella Valle di Montaldero.
CESARE POGGI, Senatore del Regno, Prefetto di Genova, Modena, Lecce, Catania, Ancona, Belluno, Piacenza ed Alessandria.
GIUSEPPE ROMANELLO, partecipò alla spedizione dei Mille e morì valorosamente a Calatafimi
E così sino al Prof. Luigi MACAGGI, al Prof. Agostino POGGI, al Geometra Elia AGUSTI … con la speranza che la nostra generazione e quelle future prendano ad esempio i loro antenati come stimolo per la sempre maggior valorizzazione della nostra bella Arquata.
Rag. FRANCO DOLZA