Avendo desiderato essere ammesso a far parte, quale socio sostenitore, della Società Storica del Novese, fui invitato a collaborare alla rivista Novinostra con qualche articolo di carattere storico, interessante la regione Novese; ben volentieri ho aderito.
È naturale che incominci con le due località, prossime a Novi, di Francavilla e di Bisio, che particolarmente interessano non soltanto me, ma nei secoli interessarono la mia famiglia.
Francavilla e Bisio nell’ età feudale, ebbero vita separata. I due borghi facevano Comune a sé, con i loro due castelli, fino a che, essendo venuti verso la fine del secolo XVIII in possesso entrambi della famiglia alessandrina dei Guasco, nell’anno 1873 furono uniti in un solo Comune con la denominazione Francavilla Bisio.
Brevi cenni storici esporrò separatamente delle due località.
Incomincerò con Bisio. Questo luogo anticamente era compreso nel Comitato di Tortona, poi passò sotto i Marchesi di Gavi. Di costoro e del relativo marchesato, uno dei più antichi d’Italia, parla diffusamente lo storico Cornelio Desimoni, sia nella sua monografia sui Marchesati d’ Italia, come, e specialmente, negli Annali storici della città di Gavi.
Il Marchese di Gavi. Alberto, nel 1127 diede Bisio all’Abate di Sant’Andrea di Sesto (come allora si chiamava l’odierna Sestri Ponente), dell’ordine dei Benedettini Cistercensi, il quale esercitò su Bisio effettiva signoria, pur lasciandolo godere dai Signori che, dal nome della località, si dissero Signori di Bisio.
L’Imperatore Arrigo VII, con diploma 2 febbraio 1312, infeudò Opizzino Spinola di Lucoli diversi paesi, sotto la denominazione di Valle Scrivia: in detto feudo fu compreso anche Bisio, per quanto appartenesse alla valle del Lemme. L’Abate di Sant’Andrea di Sesto faceva opposizione all’infeudazione di Biso allo Spinola e continuò a tenere questa terra fino a che, con permesso del Papa, non rinunciava al suo possesso.
Fu allora che l’Imperatore Sigismondo, che era disceso in Italia per incontrarsi con il Pontefice e per mettere ordine alle cose politiche italiane, distaccò Bisio dal feudo marchionale di Gavi, al quale in realtà era rimasto sino ad allora aggregato, non ostante i Marchesi di Gavi ne avessero dato il possesso all’Abate dei Cistercensi, e il 15 luglio 1414 lo infeudava a Agostino Doria, del fu Tobia, investendolo del mero e misto imperio e del diritto di spada fino all’ultimo sangue.
Nel detto anno 1414 moriva l’ultimo degli antichi Marchesi di Gavi, sui possessori originari, e il feudo di Gavi ritornava alla Corona.
L’escorporazione di Bisio da Gavi e la sua infeudazione al Doria fu un giuoco di buona politica, più utile all’Imperatore e alla causa dell’Impero, che non al Doria stesso.
Sigismondo, come i suoi predecessori, si era illuso che, venendo in Italia avrebbe sottoposto gli avversari e entusiasmato gli amici, invece ovunque incontrò indifferenza, diffidenza e in più luoghi ostilità.
Allora, prima di ritornare in Germania, allo scopo di premunirsi specialmente contro Filippo Maria Visconti che non gli si era rivelato amico, cercò di appoggiarsi a Genova e, volendo preservare la Repubblica da un attacco improvviso da parte di Milano e darle modo di prepararsi ,permise all’alleata, a guisa di antemurale, il feudo di Bisio, staccandolo dal marchesato di Gavi e dandolo ai Doria, la cui famiglia da tempo immemorabile parteggiava per l’Impero; e perché il Doria potesse agire con massima energia contro chiunque attentasse all’integrità del feudo stesso e agli interessi dei feudatari ligi all’Impero, e quindi a quelli stessi dell’Imperatore, lo creò Marchese di Bisio.
Nella seconda metà del sec. XV Antonino Guasco , appartenendo alla storica famiglia alessandrina con Scipione (ricordato anche dal Tasso nella sua Gerusalemme Liberata ) aveva partecipato alla prima Crociata, e che era comparsa in Alessandria negli anni 1165-1168 per contribuire con altre famiglie alla fondazione di questa città, pensò di accaparrarsi Bisio acquistandolo il 6 aprile 1473 da Filippo Doria; e il Duca di Milano , Galeazzo Maria Sforza , il 12 gennaio 1474, investì anche lui con i medesimi diritti di mero e misto imperio e di spada fino all’ultimo sangue e con ogni giurisdizione e obbedienza.
In virtù di tale investitura, uguale a quella dell’Imperatore Sigismondo ad Agostino Doria, Bisio godette di una larga autonomia, quasi, cioè come un piccolo Stato sovrano, al quale mancava solo il diritto di batter moneta, per essere parificato ai grandi feudi principeschi imperiali, come era già avvenuto per il vicino feudo di Tassarolo degli Spinola.
Il detto Antonio Guasco, oltre ad essere infeudato di Bisio, lo fu pure di Gavi, di Ottaggio (ora Voltaggio) di Fiaccone (ora Fraconalto), di Parodi e di tutto il Parodese, tutte le località nelle vicinanze di Bisio. Morto nel 1481, fu sepolto con la moglie Sigismondina Spinola in un antico mausoleo, che ancora oggidì si ammira, sopra la porta laterale verso la piazzetta, nell’interno della chiesa parrocchiale di Gavi, del quale luogo, come si disse, egli era feudatario.
Da Antonio, Bisio rimase sempre nella famiglia Guasco fino a che, perduta con l’abolizione della feudalità la qualità di feudo, continuò ad essere come è tutt’ora, bene prediale della famiglia e suo titolo marchionale: sono quindi ormai 488 anni che Bisio è posseduto ininterrottamente in linea retta, cioè di padre in figlio, dalla famiglia dei Guasco.
Il suo castello ché, tale era nel medioevo come confermato dalle investiture che lo denominano castrum Bisii, mentre in seguito, venendo meno il suo scopo di difesa, andò trasformandosi in maniero, fu costruito in varie epoche, e specialmente nell’interno si rilevano i diversi tipi di struttura.
Vi è una parte antica, che rimonta all’epoca nella quale era Signore di Bisio l’Abate Mitrato dei Cistercensi, e ha annessa la Cappella, i cui quadri sacri, dei quali uno raffigurante San Bernardo fondatore dei Cistercensi, e vari arredi sacri, indica che essa sussisteva già in detta epoca. Altra parte, il cui fabbricato è di maggiore mole, si fa risalire alla fine del sec. XVI, o al principio del sec. XVIII, e altra fu costruita soltanto al principio del sec. XIX, con un’aggiunta ancora posteriore.
Le presenti notizie sono state desunte specialmente dal Dizionario Feudale degli Antichi Stati Sardi e della Lombardia, opera poderosa, nota fra i cultori di storia della quale fu autore un personaggio della famiglia, Francesco Guasco (1847-1826), mio padre.
Emilio Guasco
(da Novinostra N.3 – 1962)
(continua)