IL PONTE “ROMANO“ DI CASSANO

di GIAN MICHELE MERLONI

Se oggi qualcuno mi chiedesse quale fu la molla che nel lontano 1978 mi spinse ad andare a cercare nel greto della Scrivia le ultime testimonianze di un ipotetico ponte romano, che doveva attraversare il fiume in prossimità di S. Bartolomeo, risponderei senza esitazione che furono le interminabili e talvolta accese discussioni che si aprivano nella sede della Società Storica del Novese ogni qualvolta  si accennava al tracciato della Postumia, nel controverso tratto tra Libarna e Tortona.

localizzazione ponte cassano

Fig 4 – Localizzazione dei ponti romani a San Bartolomeo di Cassano

In tali circostanze, mi trovavo a difendere le mie personali convinzioni, che facevano perno sul tradizionale scavalco del fiume in località S. Bartolomeo, da un lato dalle tesi dell’amico avv. Roberto Allegri, che forte dell’autorità del Bottazzi,[1] principe degli storici tortonesi, ipotizzava per la Postumia un tracciato per Serravalle e Stazzano e quindi per Cassano, attraverso l’altura di monte Rosso, (del resto il toponimo lastrico, affermava l‘illustre studioso, non avrebbe dovuto far riferimento ad una strada lastricata?)  e dall’altro dalle tesi, più fortemente intrise di campanilismo degli amici novesi, che rivendicando la secolare esistenza delle diverse Bettole (di Novi, di Rivalta ecc.) sul percorso dello Stradone dell’ Imperatore, che ricalcava indubbiamente antichi tracciati, non ammettevano che la Postumia potesse correre sulla sponda destra della Scrivia, ma fosse sul lato sinistro, dove toponimi come Quintasca e ripetuti ritrovamenti archeologici, benché sporadici, sembravano adombrare conferme definitive.

Il risultato fu che  proprio al momento della verità, cioè dell’identificazione dei ruderi del ponte romano della Postumia, appena a valle dell’attuale manufatto ottocentesco (1887), mentre tutta la stampa locale e nazionale si interessava della sensazionale scoperta,[2] ritenuta tra le più importanti registrate in zona nel corso del XX secolo, la nostra rivista dedicava al ritrovamento uno scarso, ma significativo trafiletto intitolato: I resti di un vecchio ponte sulla Scrivia.[3]  Dopo quell’anticipazione più nulla.

Non miglior sorte ebbe la scoperta presso la Società Storica di Tortona, la cui rivista (Julia Dertona), che pur ha dedicato, per esempio, centinaia di pagine alla Ternometria di Tortona, non vi ha mai fatto cenno.

I  documenti

Già prima del ritrovamento sul terreno dei ruderi, pochi, ma eloquenti erano i documenti superstiti, che affermavano, in modo inconfutabile, il passaggio della Postumia, con un ponte in località S. Bartolomeo. Tra questi ne segnalo almeno due:

Il documento CDXC IV delle Carte Capitolari di Tortona,[4] dove Rodolfo, abate di S. Marziano, il 28 gennaio 1245 sentenzia come arbitro sulle differenze tra il Vescovo ed il Capitolo di Tortona da un lato ed il Priore di Lombardia dall’altro (Hospitalis sive Mansionis Pontis Sancti Bartholomei de Cassano terdonensis diocesis), dove Pontis è riferimento esplicito ad un manufatto, che all’epoca  poteva anche non esistere più,[5] ma che alla località aveva lasciato una denominazione indelebile.

Certamente il ponte già non esisteva più alla data del 1311, al tempo del passaggio a Cassano dell’imperatore Enrico VII,  che evidentemente impressionato dai gravi disagi sopportati per il guado del fiume nella brutta stagione, rilasciò al feudatario Gianotto Spinola di San Luca un diploma di vicariato imperiale nelle località di Cassano e di Brionte, a condizione di mantenere a sue spese una barca in località San Bartolomeo, ad uso dei mercanti e dei viandanti, che percorrevano la medioevale Strata Vallis Scripiae, che ricalcava la romana Postumia.[6]

Una conferma dell’esistenza del ponte ci veniva anche dal Capsoni,[7] laddove scrive: V’erano ruderi, ora scomparsi…d’un ponte romano esistenti, secondo notizie personalmente comunicatemi da monsignor Andujar,  a cinque miglia da Serravalle…

Forte di quest’ultima indicazione, avvalorata da T.Mommsen,  secondo cui i resti di un ponte in laterizio erano ancora visibili al suo tempo nel greto del fiume, mi sovvenne che quando ero un ragazzo e si andava a fare il bagno al Ponte, si utilizzava come trampolino per i tuffi, una piccola protuberanza di materiale, che allora emergeva appena dal pelo dell’acqua del canale principale.

Volendo accertarmi della sua esistenza, pur in una situazione ambientale profondamente compromessa, a motivo dello spostamento verso est del canale di scorrimento delle acque e del pronunciato prelievo di ghiaia, che negli ultimi decenni ha abbassato il letto del fiume di diversi metri, mi apparirono davanti agli occhi in tutta la loro evidente monumentalità e come non li avevo mai visti prima, ben due piloni, uno dei quali presentava ancora l’ultimo corso del paramento in conci squadrati di calcare.

Erano i ruderi del ponte, da sempre ricercati e mai identificati!  Ormai liberati dalle acque e messi a nudo dal mare di sabbia e ciottoli, che ne imprigionavano le possenti strutture, ora i resti di quel  formidabile manufatto umano potevano mostrare alla vista degli uomini del nostro tempo la loro vera identità.

Struttura tecnica del ponte

Del ritrovamento fu subito interessata la competente Sovrintendenza di Torino, che attraverso la dott.ssa Finocchi, tradizionale interlocutrice degli studiosi della zona, dopo il sopraluogo del 20 luglio 1978, confermava l’importanza dei reperti, non solo appartenenti ad uno, ma addirittura  a due ponti romani, rispettivamente di epoca repubblicana ed imperiale, il primo coevo alla costruzione della Postumia (148 a.C.) ed il secondo, appena più a monte, edificato quando il più antico manufatto andò distrutto, forse a causa delle ricorrenti piene del fiume.

I dati tecnici del ritrovamento, pubblicati su Il Cassanese, una modesta rivista semestrale, che allora usciva come emanazione dell’associazione culturale “Amici di Cassano“ , sono stati poi divulgati dalla dott.ssa Finocchi in diverse pubblicazioni scientifiche,[8] in seguito riprese da prestigiose opere di interesse nazionale ed internazionale.[9]

Il ponte più antico, per in suoi caratteri costruttivi, rientra in una tipologia che, per la presenza  dei frangiacque  e per la tecnica muraria, nel taglio e nella connessione dei conci, rimanda ad esempi di età repubblicana come il ponte Emilio e il ponte Milvio sul Tevere, il ponte Pietra a Verona e quello sul Rubicone a Savignano, tutte opere risalenti al II sec. a. C., coevi quindi alla costruzione della stessa Postumia, che da Genova per Piacenza, Cremona e Verona raggiungeva Aquileia.

Il piedritto meglio conservato misura m. 14 in lunghezza e m. 7 circa in larghezza e circa m. 6 in altezza; immediatamente a lato esiste il frammento di un secondo piedritto, omogeneo al primo per tecnica costruttiva, che pur pesantemente eroso, conserva un segmento dell’originario rivestimento in grandi conci lapidei. Allo stato attuale non sono possibili rilevazioni certe delle esatte dimensioni delle arcate, la cui luce è ipotizzabile intorno a m. 10 /13.

La tecnica costruttiva dei due piedritti (pila e spalla) è quella di solito visibile in tanti ponti romani: nucleo in opera a sacco con sassi, schegge litiche e ciotoli fluviali cementati da dura calce, mentre il rivestimento esterno appare in bella opera con conci di pietra locale posti in opera a secco in filari curati e precisi, alti da cm. 30 a cm. 45 e talora ancorati tra loro per mezzo di robuste grappe di ferro. In origine il manufatto doveva essere a più arcate : 4 / 5 secondo Galliazzo;  8 / 9 secondo L. Fozzati – C. Papotti.

L’accesso al ponte, verso nord, era difeso da un castellarium, di cui esiste ancora il toponimo. Anzi, in un atto del 1246[10] iuxta castellarium, ossia nei pressi del castellaro fa pensare che in quel tempo esistessero ancora strutture murarie adibite allo scopo; quindi la strada proseguiva per Cassano attraverso la Grissa, una località oggi occupata dalla Roquette Italia, dove negli anni 1930 / 40 venne alla luce un sepolcreto dell’età del ferro, al punto che si riteneva che ivi sorgesse un antico cimitero pagano, adiacente alla Cascina degli Spiriti e dove, in anni a noi recenti (1969), si scoprì  una interessante tazzina gallo/romana, ora conservata al Museo Reale di Torino.

Fig 1

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Fig 2

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Fig 3

Fig 3

 

Fig 5

Fig 5

 FIGURE

1       I resti del ponte romano al passaggio della via Postumia presso Cassano

Dal volume Libarna, a cura di Silvana Finocchi, Cassa di Risparmio di Alessandria, p. 41

2       Cella di San Bartolomeo al Guado di Cassano

Dal  volume Arquata e le vie dell’Oltregiogo, a cura di carlo Ceshi, Teofilo Ossian De Negri, Noemi Gabrielli, Edizioni ILTE, p.140.

3       Tazzina Gallo-romana rinvenuta nel territorio di Cassano

4       Cartina con la localizzazione dei ruderi del ponte romano a San Bartolomeo di Cassano

Dalla rivista Il Cassanese del settembre 1978 anno IV n.2, p. 5.

5       Tracciato della via Postumia

Dal volume Julia Dertona Colonia, Silvana Finocchi, EDO Edizioni Oltrepo, p.16

NOTE

[1] G.A. BOTTAZZI,  Le Antichità di Tortona, Alessandria, 1808, pp. 777/78 : …..quindi  per un ponte sovra la Scrivia passava nel territorio di Stazzano, indi in quello di  Cassano……

[2] S. FINOCCHI,  I due ponti romani di Cassano S. su Il Cassanese; anno IV, n: 2 del settembre 1978, e nello stesso numero: G.M. MERLONI, Sensazionale scoperta  archeologica a Cassano: Identificati i ruderi dei ponti romani a San Bartolomeo. Vedi anche: E’ romano il ponte di Cassano S. su La Stampa, n. 170 del 25 luglio 1978;  Scoperti a Cassano S. i resti di un ponte romano su  Il Secolo XIX del 26 luglio; Eccolo  il ponte romano, che scavalcava la Scrivia su  Il Secolo XIX del 28 luglio;  Ritrovato un  ponte romano nei pressi dello Scrivia su  Il Popolo del 30 luglio e La scoperta del  ponte romano non è un caso su Panorama di Tortona del 13 settembre stesso anno.

[3] I resti di un vecchio ponte sullo Scrivia  in  Novinostra, 1978 n. 3.

[4] F.GABOTTO, A.COLOMBO, V. LEGE’ e  C. PATRUCCO, Le carte dell’Arch. Capitolare di Tortona ( 1221-1313 ), Pinerolo, 1907, XXI, pp. 168/172.

[5] Se si presta fede al SALICE (Annali, I, p. 305) una violentissima alluvione della Scrivia, nel 1177, rovinò in quest’anno il ponte che collegava le due sponde del fiume a S. Bartolomeo e secondo la cronaca medioevale di Sire Raul era tale l’allagamento delle campagne e degli abitati, che con le barche si poteva andare dallo Scrivia sino a Piacenza (Ibant navigia usque Placentiam).

[6] G.M.MERLONI, Sulle relazioni tra l’Imperatore Enrico VII ed il Tortonese in Novinostra, 1987, n. 2.

[7] S. CAPSONI,  Memorie storiche, p. 39. Mons. Andujar, di origine spagnola fu vescovo di Tortona dal 1749 al 1782. Disse di lui il Goggi:  Era uomo di portentoso ingegno, dotto in ogni ramo dello scibile e consultato dai sovrani Carlo Emanuele e Vittorio Amedeo III.  (Per la storia della diocesi di Tortona, II, Tortona, 1965, pp. 338 / 339 ).

[8] S.FINOCCHI, Archeo, 26 aprile 1987, p. 35;  Libarna, 1987, p. 41 e Iulia Dertona Colonia, Tortona, 2002, p. 17 e 18.

[9] L’importante scoperta è stata oggetto, in tempi recenti, di molti studi, tra cui segnalo: L. FOZZATI – L. PAPOTTI, Nuove scoperte in Piemonte in Strade romane. Ponti e viadotti a  cura di L. QUILICI  e  S. QUILICI GIGLI, Roma, 1996, pp.213 / 221; G. SCALVA, La centuriazione tra Libarna e Dertona e il ponte romano di Cassano Sp. in Tesori della Postumia, 1998, p.122 ;  G. CERIA,  La via Postumia tra Genova e Cremona, Roma, 2000, pp. 65 / 66 e 161. Infine l’opera monumentale di V. Galliazzo, I ponti romani, II vol., Treviso, 1994, pp. 164 / 165, scheda 334ª.

[10] F. GABOTTO,  Per la storia di Tortona, pp. 337 / 340.


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