di GIAN MICHELE MERLONI
L’esposizione, nel palazzo Spinola di Rocchetta, del trittico restaurato del pittore Giovanni Buratino, detto anche Maestro di Agneto, avvenuta dal 6 agosto all’11 settembre 2011, mi offre lo spunto per precisare meglio la biografia di questo pressoché sconosciuto e modesto artista provinciale, che ha operato in diverse località della collina tortonese (Fabbrica Curone, Vendersi, Podigliano, ecc.), lasciando testimonianza di un’arte popolare, ma sincera.
Ricordiamo innanzitutto che la famiglia Buratino o Barattini è originaria di S. Agata, di cui fu confeudataria, come ramo dei vicini signori di Podigliano; nel 1289 abbiamo memoria del più antico Baratinus conosciuto, figlio del q. magister Gandolfo.
Giovanni, pittore figlio di un Battino, è autore sia dell’elegante ancona della Beata Vergine nella parrocchiale di S. Agata, sua patria, che di un’altra pregevole ancona dedicata alla Vergine nel coro della vicina chiesa di Podigliano.
Vi è poi una importante testimonianza, resa negli ultimi anni del ‘500 ad un Urbano Rampini, feudatario di Sardigliano, in cui si afferma di aver rinnovate le insegne dei Signori di S. Alosio sul palazzo del luogo:
Johannes Buratinus Pictor deponit quod accessit vocatum ad domum dictorum de Rampinis ad depingendum arma super eorum domum in illamet forma que tunc temporis reperiebatur et vidit insignia antiqua in dicta domo videlicet aquilam unam integram adimplentem totum campum cum corona in capite et un falchetto sopra l’ala sinistra et il campo et rosso et bianco et in quel medemo modo, qual doe aquile le renovai, dicens perché il scudo di una di esse arme era fatto all’antiqua et io lo modernai. (Arch. Stato Milano, Feudi Imperiali, cart. 675 Memoriale del Figueroa, governatore spagnolo di Alessandria sui fatti di Stazzano, in data 24 luglio 1596, p. 41 in G.M. Merloni, Splendore e tramonto, p. 13).
La famiglia Buratino, ora Barattini, aveva la propria sepoltura nella chiesa di S. Agata.
Molto interessate. In passato ho condotto delle indagini sul ramo della mia famiglia spingendomi fino al 1600.
Gentile Roberto,
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Redazione NOVINOSTRA