di MARIO SILVANO
da «La Penna» del 14 Luglio 1900
Dalla relazione al bilancio consuntivo dell’Amministrazione comunale togliamo questi interessanti particolari sulla
Sanità e demografia
L’ufficio di Stato Civile e di Anagrafe cui è demandato l’incarico di registrare il movimento della popolazione, ha adempito al delicato suo compito con plauso della Regia Procura, la quale verificatine gli atti ebbe a trovarli ‘ben scritti e ben tenuti sì da poterne fare ogni anno speciale menzione nel rapporto alla Procura Generale, annoverandoli fra gli esemplari’.
La popolazione
La popolazione stabile al 31 dicembre 1898 ascendeva a 20.751 individui, ed alla stessa epoca dell’anno successivo ammontava a 21.199. Il sensibile aumento è dovuto in parte al predominio dei nati (500) sui morti (308), in parte all’eccedenza della immigrazione (629) sulla emigrazione (343).
Aggiunta poi alla popolazione stabile (21.199) quella mutabile, costituita nel caso nostro dal presidio qui di stanza (545), si ha che gli abitanti del Comune al 31 Dicembre 1899 sommavano a 21.744.
Pochi matrimoni e ancor meno di nascite
Ma in proporzione, ben limitato fu il numero dei matrimoni (107) e delle nascite (487).
Non tenendo conto di 14 nati morti, i nati maschi ascesero a 257, quelli dell’altro sesso a 216. Il quoziente di natalità per l’anno 1899 risulta quindi del 22,5%, cifra inferiore non solo al quoziente medio della natività generale del Regno, che è del 36,8%, ma ben anco a quella avutosi nell’ultimo quinquennio per la Città di Novi (24,50%).
Segno pur troppo evidente che le moderne teorie sociali si vanno infiltrando nei nostri costumi e che perfino le soavi attrattive di Imene, trovano un ostacolo nella miseria e nella corruzione.
Si muore meno
Confortevole, invece, è il decrescente numero dei morti, il quale va man mano diminuendo d’intensità, nonostante l’aumentare progressivo della popolazione.
Infatti nel | 1893 | si ebbero | 372 | decessi |
1894 | “ | 372 | ||
1895 | “ | 367 | ||
1896 | “ | 390 | ||
1897 | “ | 374 | ||
1898 | “ | 351 | ||
1899 | “ | 324 |
Se si calcola che 1893 la popolazione era di 2297 individui inferiore all’attuale, è facile arguire di quanto sia diminuita la mortalità in questo breve volger di tempo.
Il quoziente di mortalità per l’anno 1899 risulta perciò del 15%; rapporto non mai fin qui raggiunto e inferiore d’assai a quello delle Città più salubri d’Italia.
Considerando la mortalità rispetto alla sua causa determinante si trova che 85 decessi furono provocati da malattie respiratorie; 48 da mal. circolatorie; 56 da mal. dell’apparato digerente; 28 da mal. nervose.
Vengono poi le malattie costituzionali ed accidentali, ecc. Come negli anni decorsi si manifestarono rarissimi casi di veneficio, omicidio e suicidio, e nessun morto si ebbe a constatare per alcolismo o sifilide.
Ripartiti i morti in ragione d’età, si ottiene il seguente specchietto:
da | 0 a 5 anni | 107 | 61 m. e 46 f. |
5 ” 20 | 36 | 16 m. e 20 f. | |
20 ” 40 | 18 | 10 m. e 8 f. | |
40 ” 50 | 16 | 9 m. e 7 f. | |
50 ” 60 | 27 | 10 m. e 11 f. | |
60 ” 70 | 25 | 12 m. e 13 f. | |
70 ” 80 | 42 | 26 m. e 16 f. | |
80 ” 90 | 25 | 11 m. e 14 f. | |
oltre | 90 | 4 | 2 m. e 2 f. |
Come si vede nel primo lustro i trapassati furono 107, e cioè quasi un 1/3 del numero totale dei morti. La qual cosa dimostra all’evidenza che non ancora si usano all’infanzia le cure necessarie a difenderla dai numerosi malanni che ne insidiano la vita.
Patologia
Accennando ora di volo alle condizioni patologiche del Comune, si rileva che 89 individui perdettero la vita per malattie infettive, tra le quali si annovera la tubercolosi capace da sola di ben 50 vittime.
La scarlattina non è letale. Morirono invece per affezione morbillosa 14 bambini. Ma se si tien conto che il morbillo, di carattere eminentemente diffusivo, ha colpito, nell’inverno decorso, buona parte della popolazione minuscola, vi è da rallegrarsi che il numero dei defunti sia stato così esiguo in confronto a quello dei degenti.
Giova notare che fin dal primo sviluppo di queste malattie l’Autorità Municipale impartì ordini severi per l’isolamento degli infermi, la disinfezione dei pannilini e dei letti e sovratutto per il mantenimento della maggior possibile nettezza nelle scuole, nell’asilo e nelle chiese che ripetute volte vennero diligentemente disinfettate.
Il vaiuolo è scomparso affatto dalla Città di Novi, né è a temersi una epidemia quand’anche venga importato il germe di sì terribile malattia, poiché le vaccinazioni operate su vasta scala ogni anno, costituiscono una barriera insormontabile contro la sua diffusione.
Nel 1899 si ebbero a deplorare 4 morti di crup e difterite; numero inferiore di non poco a quello che pur troppo si verificava prima che si facesse uso del siero antidifterico.
Che se i medici ai primi sintomi del male ricorreranno a sì benefico rimedio, è a sperarsi nella scomparsa completa della tremenda infermità, che a ragione forma lo spavento delle famiglie.
Il contributo doloroso di Betlemme
Su di una quarantina di casi di febbre tifoidee, quasi tutte avvenute in regione Betlemme, i decessi sono stati 7.
L’essersi la malattia sviluppata e diffusa in una contrada mancante di fognature e sprovvista di sana alimentazione idrica è una dimostrazione chiara che le epidemie di tifo sono legate alle condizioni del suolo e dell’acqua.
Quindi il risanamento del suolo in quella regione formerà oggetto di sollecite cure da parte nostra, che provvederemo immediatamente all’impianto di una fontanella provvisoria di acqua potabile, e forniremo tra breve, in modo stabile, gli abitanti di Betlemme di acqua abbondante e saluberrima.
Le febbri puerperali, così frequenti in tempi non lontani, ora che le levatrici tanto nel parto che nel puerperio osservano le norme statuite dai regolamenti, si son fatte più rare. Nel 1890 ad esempio si è avuto un solo decesso.