Di Michele Sansebastiano ci parlò lo scultore Lagostena, mentre accarezzava con lo sguardo un caro ricordo del suo indimenticabile Maestro: un grazioso Bacco Festante con un vivace putto, in terracotta. Firmato M. Sansebastiano, 1882.
Chi era dunque Michele Sansebastiano?
Un nostro concittadino, nato nel 1852 da una famiglia di artisti. Il padre di lui, Natale Vincenzo, artigiano e pittore, era anima gentile: nato nel 1836, studiò alla Ligustica e visse poi sempre a Novi. Ebbe due figli: Luigi e Michele. Dotati entrambi di spiccata vocazione artistica, poterono studiare a spese del Comune di Novi all’Accademia Ligustica di Genova.
Luigi, spirito fine, anima buona e delicata, espresse il suo travaglio pittorico in dipinti classici, di sapore raffaellesco. Pietro Lagostena conserva con amore la sua tavolozza, da cui scaturirono pitture di effettivo pregio. I toni di colore smorzati, poco vistosi, ch’egli prediligeva, rispecchiano la modestia e la timidezza d’un animo di infinita bontà.
Di lui si ammira tuttora, in via Giacomo Capurro al vecchio n. 10, sulla facciata fiancheggiante l’antico albergo del Cappello Verde (ora demolito), una Madonna con Bambino; sulla facciata della chiesa parrocchiale di Pasturana un san Martino, Vescovo di Tours, ambedue affreschi pregevoli, esprimenti una squisita sensibilità.
Come artista Michele, superò il padre ed il fratello. Sia la concezione che la realizzazione delle sue opere rivelano uno scalpello di vaglia, un artista di tenacia virile e un modellatore vigoroso, geniale. È menzionato nel Dictionnaire des peintres ,sculpters, dessinateurs et graveurs del Benezit.
Sul piazzale di San Pietro, in via Roma, i Novesi possiedono uno delle su prime opere modellata per saggio quando il giovane artista si trovava al < Pensionato Duchessa di Galliera >: una bella fontana in marmo, raffigurante un putto con delfino che posa su colonna. Alla base, un piccolo mascherone che sprizza l’acqua nella vasca sottostante.
Quanti novesi sanno, che quella fontana è del Sansebastiano? L’opera sopravvive all’artista scomparso: sempre là, alla luce del sole, sotto lo sguardo incessante dei passanti. Perché non intitolarne il nome dell’autore quest’angolo della sua città?
Del suo periodo genovese rimangono lavori di notevole fattura a Staglieno; sono pure cosa sua le vigorose cariatidi che sembrano sorreggere, in via XX Settembre n. 14 il palazzo detto appunto Dei Giganti. Sempre a Genova, nella sontuosa chiesa di Santa Maria delle Vigne si trova un gruppo marmoreo stupendo, eseguito dal Sansebastiano nel 1897 su commissione del genovese Pietro Romanengo, Raffigurante Gesù che affida a San Pietro le somme chiavi. Quest’ultima è davvero opera degna di grande considerazione, poiché vi si esprimono la genialità creativa e la tenace operosità dello scultore.
Nel Camposanto di Novi si trovano, eseguite nel 1894, opere sue marmoree fra cui un angelo raffigurante l’Eternità (cappella Cambiaggio) e un altro angelo, in atto di spargere fiori (cappella di famiglia Ing. P. Gambarotta). Nella cappella, sul lato sinistro del monumento (opera del Barbieri), Michele scolpì con deliziosa delicatezza un ritrattino di bimba, che è un piccolo gioiello di grazia incastonato nel maestoso complesso.
Opere grandiose e d’ impegno di Michele Sansebastano esistono un po’ ovunque. Di un busto marmoreo della Velata (originalissimo per effetto del velo), vi è copia in America. Numerosi sono i suoi lavori funerari nel cimitero di Buenos Ayres.
La richiesta al di là dell’oceano di opere sue conseguì alla risonanza ottenuta da una statua donata a Lima, in Perù: Un grandioso monumento di oltre 25 metri, rappresentante la Libertà; la figura di bronzo ne misurava otto e posava su una colonna di quindici.
Son queste le cose sue più importanti.
Le parole del Cav. Lagostena ci hanno lasciati commossi: conosciamo meglio, attraverso il suo discorso, chi fosse il Professor Sansebastiano, spentosi a Genova nel 1908, in età di cinquantasei anni. Ascoltando, ci pareva che parlassero i busti, le statuette, i dipinti, gli studi, i dinamici gruppi del piccolo, raccolto studio dell’artista.
“L’artista crea, o distrugge; e creare non è solo difficile a impegnativo. È anche faticoso e arduo! Devo molto a questo grande Maestro, che coltivò in me soprattutto lo spirito: è questo che conta, in un artista!”
Pietro Lagostena, che ha superato gli ottant’ anni vivendo nell’arte, conserva sempre in cuore la nostalgia di una Novi ottocentesca ove ferveva la passione per un mondo artistico che sembra fatalmente scomparso; di una Novi cui i numerosi villeggianti genovesi recavano il gusto del bello, risvegliando la sete di ricerca, l’ammirazione dell’antico.
A cura di CARLOMAGNO PARODI
con la collaborazione del Pittore Luigi Leggero
Da NOVINOSTRA n.4 dicembre 1962